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VENICE,GIUDECCA: FROM RECLUSION TO RESIDE.RECOVERY PROJECT OF THE SANTA CROCE COMPLEX IN THE ISLAND OF GIUDECCA IN VENICE

ATA2017

L’intero progetto di recupero della vasta area di Venezia, di S.Croce alla Giudecca, è
stato guidato dall’utilizzo di un approccio di tipo aristotelico/deduttivo che partendo dal
macro, ovvero tutta la realtà veneziana della Giudecca, approda al micro, ovvero ad una
puntuale ricucitura del tessuto edilizio con un rammendo architettonico/tecnologico.
Invertendo i termini della nota epigrafe di W.Gropius dalla città al cucchiaio, dal
momento che la metodologia per affrontare entrambi gli ambiti è la medesima, la
tesi progettuale ha proceduto, attraverso una progressiva riduzione di scala, da quella urbana
fino al dettaglio tecnologico, costruendo, strada facendo, una “architettura cosciente” del
proprio ruolo di rigenerazione urbana.


L'area demaniale della Giudecca, nei pressi di Calle della Croce, dal XIX sec. scorso ha svolto una funzione, con diverse declinazioni, prettamente detentiva, fino al 2008 anno della sua chiusura e inizio del suo lento abbandono. Il progetto di recupero proposto mira a riconsegnare alla Giudecca e alla città di Venezia un'area di 1500 mq che dalla “funzione detentiva” approda, attraverso una “ottica inclusiva” in un luogo dove abitare, studiare, lavorare e soggiornare. Riaprendo agevolmente storici percorsi, interrotti nel tempo, e così ricollegando “fisicamente” l'area dell'ex complesso conventuale, sia a nord sul Canale della Giudecca che, a Est, all'area di “Campo di Marte”, l'intervento innesca contestualmente un virtuoso processo di “rigenerazione urbana”. L'intervento sul costruito si propone, attraverso una metodologia di “addizione e sottrazione”, di ri-disegnare l'intera area in un'ottica sostenibile di recupero filologico e morfologico, individuando le invarianti da preservare e le modificazioni da apportare. L'ex monastero di Santa Croce, come tutta l'area ha subito svariati interventi nei secoli XIX e XX sec., da quelli addensativi a quelli più traumatici di smantellamento compromettendo in grande parte la tipologia architettonica storica del complesso. L'intervento mira - attraverso un progetto di successivi cambi di scala - al recupero dell'insieme del complesso carcerario con un attento “rammendo” dell'ala mutila a sud-est dell'ex-monastero.


Matrice e dimensioni di progetto: il piede romano “Le dimensioni più frequenti dell'edilizia di antica formazione sono spesso riconducibili alle matrici 17,70 m,quindi 60 piedi romani; ma non è insolita anche la matrice 14,80 m,corrispondenti ai 50 piedi, che associata alla profondità di m 29,60 (100 piedi) ritroviamo spesso in ambito maggiormente urbano.”[Caniggia, G. 1987] Attraverso un tentativo empirico è stata sovrapposta la maglia a x b di 50 x 100 piedi romani con la scomposizione del lato longitudinale del complesso in 5 moduli.(Cfr. Tav. 02) Questa maglia ha generato una sorta di matrice remota dell'assetto edilizio del complesso,diventando una guida fondante per la ricucitura dell'ala mutilata. Il modulo della matrice è stato successivamente scomposto in un sottomodulo di dimensioni : a1 x b1 = ½ a x 1/3 b = 7,4 m x 9,75 m formante il modulo regolatore dei nuovi alloggi della ala ricucita. Appurato che tutta la parte settentrionale della Giudecca come ha evidenziato Saverio Muratori nelle sue mappe in “Teoria e Progetti” sull'evoluzione storica dei nuclei urbani a Venezia sia un 'area urbanizzata in età gotica fino al XV sec, escludendo possibili nuclei tardo bizantini,è certamente singolare come tale maglia coincida perfettamente con le dimensioni attuali del complesso.



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Giovanni Moraldi

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