Archistart

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RIQUALIFICAZIONE URBANA PER L’ANFITEATRO LATERIZIO DI NOLA

ATA2021

Il tema è lo sconosciuto “Anfiteatro Laterizio” di Nola, costruito in epoca sillana, in una città che dall’occupazione sannita del 423 a.C. fu poi stratificata da Ausoni, Opici, Osci, Etruschi e Greci calcidesi. L’anfiteatro, costruito in mattoni, da cui ne viene l’appellativo, conserva ancora il circuito e il muro esterno, recentemente sottoposto ad un’attenta operazione di anastilosi. Ma mentre all’epoca della costruzione di detta struttura, vennero espropriate e abbattute le abitazioni ivi presenti, con il passare del tempo la popolazione nolana ha ben pensato di costruire di tutto, sui resti di una struttura di così antico prestigio (case, negozi, magazzini e perfino un presidio del tribunale).


Il progetto si prefigge di liberare l’intero perimetro del sito archeologico costruendo case e servizi con le macerie delle demolizioni, come se i muri riemergessero dal luogo stesso, una sorta di rinascita dopo la morte, come una Fenice. I muri a gravità sono composti da una parete interna di 30 cm, un pannello coibente di sughero di 10 cm ed una parete esterna di 20 cm. L’insieme garantisce sia l’inerzia termica, sia la coibenza assicurata pure dalla copertura in terreno vegetale. I muri insistono su una platea continua di fondazione e sono realizzati con la tecnica a sacco con casseri alti 35 cm; fra un getto e l’altro sono disposti filari di laterizi alti 3cm che segnano il modulo delle giaciture orizzontali. I getti comprendono i due spessori con l’interposizione del pannello coibente. Il calcestruzzo è composto dagli inerti ricavati dalle demolizioni (laterizi, pietre, cemento) da 5/8 cm, ghiaia pure ricavata dalle demolizioni da 1,5/2 cm e cemento magro; i getti avvengono per gravità e pistonatura manuale. Mentre i solai, le pensiline e i pilastri sono in normale calcestruzzo vibrato a vista gettato in casseri metallici.


Le abitazioni a schiera, che sostituiscono quelle abbattute, si sviluppano intorno ai patios i quali consentono a ciascuna unità abitativa di legarsi ad uno spazio aperto intersecando lo spazio domestico con l’esterno. Le abitazioni si sviluppano su due corpi, che suddividono quelle minime da altre di dimensioni maggiori per rispondere alle diverse esigenze degli abitanti. La vicinanza ai binari ferroviari, costituisce una costrizione che impone una rotazione delle abitazioni di dimensioni maggiori per rispettare il vincolo di costruzione non prima dei 30m. Questa rotazione genera una dilatazione dello spazio verso il fronte strada e un restringimento nel lato opposto, formando una vera e propria quinta verso il paesaggio. La rotazione viene seguita anche dal corpo delle attività commerciali, che vengono messe in relazione con le abitazioni attraverso il tema della pensilina. L'ingresso verso l'anfiteatro avviene da un lungo percorso in discesa per il raggiungimento della quota dell'arena, che si infila al di sotto di una piccola terrazza di osservazione. Padiglione di ingresso del Parco è il bar la cui soletta triangolare è sorretta da una colonna, che tramite un raccordo costituito da una doppia ghiera con piatti di ferro radiali lascia defluire l’acqua piovana sulle scanalature del rivestimento in travertino. Il bar si apre verso il parco con un'immensa vetrata che lo rende un luogo unico per traguardare il paesaggio in una giornata di pioggia cullati dal croscio.



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Miriam Sommese

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