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From temporariness to permanence. The case of ‘Borgo di Arquata’ after the 2016 central Italy earthquake

ATA2021

Arquata del Tronto è oggetto di analisi spaziali, condotte su varie scale e in vari momenti temporali, attraverso l’utilizzo di una serie di tecniche operative (come la Angular Segment Analysis per la macroscala e la Visibility Graph Analysis per la microscala) facenti parte della teoria della Space Syntax.
Tale approccio configurazionale viene qui adottato con l’obiettivo di leggere la geografia del territorio, di conoscere lo sviluppo diacronico delle sue trasformazioni e, soprattutto, di valutare l’impatto delle strutture emergenziali sulla configurazione urbana in modo da prevederne gli effetti a lungo termine e, conseguentemente, orientare interventi futuri.


L’emergenza abitativa che nasce a seguito di situazioni di emergenza generalmente trova la sua prima risposta in strutture temporanee che, in attesa della ricostruzione, materializzano il paradosso legato all’immobilità di una situazione provvisoria, essendo di fatto permanenti – come dimostrano le cronache italiane di passati eventi disastrosi. Non sembra fare eccezione la crisi sismica del 2016 in Centro Italia: i quasi 50.000 sfollati, dopo le tende, i container e un periodo di attesa medio di circa 7 mesi, hanno trovato alloggio nelle cosiddette S.A.E. (Soluzioni Abitative in Emergenza), in cui rimarranno, realisticamente, almeno fino al completamento della ricostruzione. Arquata del Tronto si distingue per la rilevanza assunta dalle costruzioni temporanee sul proprio assetto configurazionale. La nuova centralità dominante del territorio risulta essere l’insediamento S.A.E. di Borgo1 - già ridenominato la “Nuova Arquata” -, a valle dello storico capoluogo, completamente distrutto dal sisma: anche quando se ne ipotizza una ricostruzione «com’era e dov’era», accanto al persistere degli insediamenti S.A.E., quest’ultimo non sembra riacquistare la sua originaria centralità.


La grande potenzialità “socio-economica” di Borgo1 che emerge dai risultati, tuttavia, si scontra con la diffusa, negativa, percezione dell’ambiente esterno da parte degli abitanti - principalmente per la mancanza di luoghi di incontro / aggregazione. Ciò ha suggerito il ricorso ad ulteriori analisi, questa volta a servizio diretto della progettazione urbana, legate all’effettivo uso dello spazio e al modo in cui l’utente si muove al suo interno. L’opportunità progettuale dell’ampio spazio vuoto risultante dalla demolizione di quattro edifici a seguito del sisma, per la sua posizione strategica (tra il tessuto urbano della frazione storica e il villaggio temporaneo) e gli alti valori degli indici configurazionali atti a descriverne l’efficacia come spazio pubblico, viene concretizzata in un’alternativa urbanistica alla precarietà, strutturata in fasi successive.



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Chiara Chioni

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