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La riscoperta del territorio – un museo diffuso per Divar

ATA2021

L’India è un continente caratterizzato da pluralità e opposti. La scena architettonica contemporanea, influenzata nella seconda metà del secolo scorso dal modernismo occidentale, vede oggi convivere sofisticate tecnologie con tecniche ancestrali e influssi modernisti con un rinnovato interesse per i temi del vernacolare e del sacro. Negli ultimi trent’anni gli architetti indiani hanno sentito il bisogno di riavvicinarsi agli antichi modelli dell’architettura regionale, ponendo particolare enfasi sulle pratiche costruttive sostenibili e mostrandosi attenti verso clima e contesto locali. Questo ha inevitabilmente aperto una riflessione sul significato di cultura, tradizione e paesaggio per l’India contemporanea.


Durante un periodo di lavoro e di ricerca trascorso in India, a Goa, in compagnia di due colleghi, questi temi sono emersi in più occasioni. Ci siamo resi conto che, se da un lato era chiaro da parte di alcuni individui il tentativo di valorizzare gli usi e i costumi locali, dall’altro mancava da parte della maggior parte della popolazione un effettivo riconoscimento del valore del proprio patrimonio storico, culturale, architettonico e paesaggistico. La conseguenza di ciò era sicuramente una mancanza di tutela, mancanza che a Goa si concretizzava nel deturpamento del paesaggio e nell’abbandono degli usi e costumi locali a favore di un turismo balneare poco responsabile e poco sostenibile. Come trovare quindi una risposta architettonica a questo problema? Abbiamo immaginato un modo alternativo per sostenere e favorire il turismo, principale fonte di guadagno per lo stato. Studiando il territorio, la cultura e le risposte già fornite da altri architetti indiani, primo fra tutti Charles Correa, abbiamo ritenuto interessante proporre un intervento leggero e capillare che mirasse al decentramento del turismo a Goa. Abbiamo quindi definito un masterplan per un eco-resort a Divar, una piccola Isola dell’estuario del fiume Mandovi oggi quasi interamente disabitata. Questa bozza di Masterplan ci ha fornito una base coordinata di partenza per l’elaborazione di tre diversi temi alla scala architettonica.


Il mio intervento mira a sensibilizzare i cittadini al valore del proprio patrimonio culturale, storico e paesaggistico. Per questo parte da lontano, cercando i propri riferimenti nell’architettura vernacolare indiana e indagando il tema del sacro a cui l’Isola è intrinsecamente legata. E’ un museo diffuso per la ri-valorizzazione del territorio, definito da due elementi: il percorso, una passeggiata “rituale” all’interno della natura punteggiata da soste in località ritenute significative. In questi luoghi speciali delle piccole strutture di legno inquadrano il paesaggio e raccontano la storia dell’Isola e il centro culturale, collocato sul rilievo più alto di Divar e punto d’arrivo del percorso. Si tratta di un centro culturale ipogeo con copertura terrazzata, che completa l’esperienza fornendo spazi espositivi, servizi al pubblico, luoghi di incontro e ristoro. Ma non solo. In quest’area sorge infatti una chiesa portoghese dedicata a Nostra Signora della Pietà, posizionata nell’esatto punto in cui un tempo si trovava un antico tempio hindù. La copertura del centro funge quindi da piazza al servizio dei fedeli, oltre che da belvedere per ammirare uno dei panorami più suggestivi di Goa: l’immensa distesa della foresta tropicale e tutto l’estuario del fiume Mandovi.



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