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La Concattedrale. Ponti a Taranto: rivelare la forma, conservare la materia.

ATA2020

Con la sua iconica vela traforata, misteriosa e simbolica, la Concattedrale Gran Madre di Dio di Taranto, realizzata dall’architetto Gio Ponti, rappresenta un esempio unico di architettura del secondo Novecento, frutto di una progettazione compiuta a tutto tondo che fanno di questo organismo un’opera moderna dall’aura “rinascimentale”.
Ignota a molti, e avvolta da un velo di decadenza, quest’opera non è in grado di esprimere a pieno il suo profondo significato storico, sociale e religioso.
A seguito della definizione di un quadro conoscitivo del progetto pontiano, è stato possibile analizzare le molteplici idee compositive dell’architetto che, per 5 anni consecutivi, si sono sedimentate e consolidate nella sua proposta definitiva.


Attraverso un’interpretazione critica di alcuni elaborati progettuali che non si sono tradotti positivamente in fase esecutiva, si è tentato di risolvere problematiche tanto legate all’accessibilità alla chiesa superiore, quanto ad una sua valorizzazione mediante interventi di riqualificazione dell’area circostante. Il progetto di restauro interessa inoltre i temi dell'adeguamento liturgico e di conservazione dei serramenti previsti e disegnati appositamente per la Concattedrale di Taranto. Il progetto di superamento delle barriere architettoniche si compone principalmente dalla riproposizione formale e geometrica di un ascensore esterno disegnato dall'architetto e posto sul fianco nord, in adiacenza alla scalinata laterale. Con lo sforzo di adempiere ai principi di reversibilità e soprattutto riconoscibilità dell'intervento, si è scelto di prevedere un elevatore con vano e rivestimento composti da telai in acciaio, piuttosto che in calcestruzzo armato, materiale previsto da Ponti nel 1969, anno in cui si stavano gettando in opera le ultime parti della fabbrica.


Rispettando le volontà dell'autore di vedere la sua ‘cattedrale’ immersa in un grande giardino chiamato da lui “Parco della Pace”, e dunque seguendo la visione di una chiesa aggredita dalla natura selvaggia e incontaminata, si è formulato il progetto di riqualificazione urbana dell'area circostante. La proposta vuole ridare dignità all’opera pontiana, richiamando l’idea originaria di parco, realizzando uno spazio per la comunità, con l’innesto di due padiglioni a servizio dei cittadini e di setti prospettici che possano rivelare la Vela. Le forme morbide del parco vivono sinuosamente attraverso l’alternanza di battuto e pietra, in armonia con la vegetazione rigogliosa, creando un tessuto vibrante che vuole ricordare il movimento delle onde in continua successione alle spalle di una ‘nave in movimento’. Una nave inaugurata nel lontano 1970 ma mai varata, per lo meno fino ad oggi.



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C.T. Poliba

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