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ISOLE . Protezione e immersione nei paesaggi della Sardegna

ATA2019

Questo lavoro parte dalla Sardegna e dalla forza naturale che questa terra possiede e trasmette.
Chi vive in un’isola è legato ad essa in modo profondo, una connessione innata che nasce dalla terra e che fa sperare nella riconquista di quell’unità perduta tra uomo e natura. Ogni isola possiede un proprio linguaggio, un proprio alfabeto, inizialmente incomprensibile, ma che può essere appreso unicamente guardando il mare, toccando la pietra, annusando la terra. Le “cose” della natura ci richiedono di essere ascoltate sempre, non per brevi attimi, ne in maniera discontinua e disattenta. Saremmo capaci di vedere, allora, che lo spazio attorno a noi non ha la stessa densità diffusa e omogenea, ma si raggruppa in alcuni punti.


In antichità l’uomo sacralizzava questi punti utilizzandoli per neutralizzare le sue angosce riuscendo a generare nuovi equilibri di reciproco ascolto e creando un osmosi tra lui e l’ambiente. Ancora oggi, pur avvolti da una progressiva sordità e cecità, potremmo delineare una geografia più che altro “emozionale”, ricca di siti dove le nostre sensazioni, le nostre capacità sembrano ampliarsi al di là della nostra stessa persona e al di là della nostra volontà: si manifesta in noi un diffuso stato di benessere, un’ingiustificata euforia, uno stato di perfetta appartenenza e aderenza al luogo. Questo nuovo livello percettivo è determinato dalla conoscenza e sensibilità della singola persona e dalla carica di valori di questi luoghi che finiscono per interagire profondamente con la nostra coscienza, liberando e creando connessioni con energie profonde della libido. Sulla vetta di una montagna si vivrà la sensazione di controllo del territorio circostante, di sacralità della vetta, di contatto con la sfera del numinoso. Sulla riva di un fiume le sensazioni di rigenerazione e purificazione si accentueranno. Queste reazioni più o meno consce e primordiali (perché emozioni residuali di una pregressa sensibilità percettiva) manifestano la capacità dell’uomo di leggere e vivere il “potere dei luoghi” (vd. genius loci). Si inizia, allora, dalla ricerca di questi luoghi dalle potenzialità descritte, spazi inviolati e da non violare, spazi di silenzio e bellezza.


Questi spazi possono diventare una risposta al bisogno di evasione dell’uomo, punti di incontro tra uomo e natura, punti di invito alla sosta, all’esperienza e alla percezione del paesaggio. L’architettura si insedierà come un tocco leggero risvegliando un senso di asilo, di protezione e libertà al tempo stesso; di appartenenza. L’architettura diventa così un mezzo, l’elemento che permette questo dialogo uomo-natura offrendo sicurezza e offrendosi da tramite. Tutto questo confluisce nel progetto che, fondato sull’osservazione e sul rispetto della natura e della sua forza, cerca di stabilire un rapporto e una connessione tra architettura e paesaggio, tradizione e innovazione, ma sopratutto tra uomo e natura. L’architettura inserita nel paesaggio diventa termine di paragone e unità di misura in un territorio selvaggio che a volte accoglie con delicatezza e altre volte osserva con severità. Parliamo di isole, di un’isola, dell’”isola”. La prima guida alla SCOPERTA delle grotte di Cala Luna percorrendo un pozzo di luce e di suoni. La seconda porta a camminare a piedi nudi sullo specchio d'acqua di Sale' e Porcus per raggiungere un luogo che invita all'ATTESA e all'esperienza. La terza è un percorso di scoperta e conoscenza dentro una torre di sabbia tra alle dune di Piscinas: punto di arrivo, il cielo, ORIENTAMENTO completo. La quarta è un RITO dove una scala di pietra sulla pietra inizia la sua salita dal mare di Capo Testa per incontrare 3 fasi della conoscenza spirituale.



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Silvia Mocci

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