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D’inchiostro e d’argilla. Centro culturale Paolo Volponi a Urbino

All’ombra delle mura di Urbino, tra le curve snodate della vecchia Flaminia, riposa abbandonata la fornace appartenuta alla famiglia dello scrittore Paolo Volponi. L’antica ciminiera si staglia alta tra la vegetazione, a testimonianza di un’antica civiltà rurale ed artigianale, nella piccola valle ai piedi della città. L’espressiva scrittura di Paolo Volponi riflette, nelle sue pagine, il connubio di storia e natura di cui questa archeologia industriale è forte testimone.
Il progetto del nuovo Centro Culturale Paolo Volponi si pone quindi l’obiettivo di riallacciare, nei luoghi della memoria, il rapporto di sangue che ha legato e continua a legare lo scrittore alla sua fornace e alla sua terra.


La rovina, con il forno Hoffmann, la ciminiera e gli essiccatoi esterni, diventa testimonianza dell’antica preesistenza che ha segnato l’economia di Urbino fino alla fine degli anni ‘60. Le parti crollate vengono demolite e sostituite con volumi ex novo dedicati a funzioni ricreative e culturali legate alla storia della città e allo scrittore Paolo Volponi. Una biblioteca con archivio, dei laboratori per la tradizionale Festa dell’Aquilone e spazi espositivi, permanenti e temporanei, prendono il posto dei lunghi corpi che un tempo formavano la fabbrica, attorno ad una piazza centrale, spazio esterno per le attività ludiche e ricreative. L’utilizzo del mattone e del legno, materiali che appartengono alla tradizione costruttiva della città e del territorio, viene ripreso nella composizione e nella definizione sia degli spazi esterni che in quelli interni. I tre nuovi volumi aderiscono alle tracce storiche della fornace andando a creare un ampio spazio centrale pavimentato e a verde, dove la preesistenza del forno e dei pali in cemento dei vecchi essiccatoi esterni per i mattoni, testimoniano l’origine del luogo. Il porticato in legno abbraccia i nuovi corpi e invoglia il visitatore a percorrerlo, arrivando dopo un percorso circolare fino all’entrata dello spazio espositivo ricavato nella galleria interna recuperata del forno Hoffmann. Il forno, consolidato e rifunzionalizzato, è coperto da un grande tetto a doppia falda sorretto da una struttura lignea.


La composizione volumetrica del progetto è stata definita analizzando le antiche tracce della fornace che presentava molti spazi esterni e due lunghi corpi di fabbrica che andavano a formare, insieme al forno, una L che cingeva gli altri edifici aggiunti nel corso del tempo come essicatoi. Di conseguenza lasciando il forno Hoffmann come fulcro del nuovo progetto, vengono ricreati i due volumi perpendicolari ad esso chiudendoli con un lungo blocco, quinta dei due volumi di ingresso. Le quattro volumetrie cingono così uno spazio centrale all’aperto che, verso est, si apre alle colline vicine e alla Chiesa di San Bernardino. Il porticato crea il passaggio coperto che unisce il nuovo alla preesistenza e le due entrate, da nord e da sud, indicano i due accessi principali al progetto dalle due nuove zone di parcheggio ipotizzate intorno al complesso. Nel blocco a sinistra del forno, viene ipotizzato uno spazio espositivo temporaneo mentre il volume più lungo e posto a nord accoglie una caffetteria con una piccola terrazza al piano primo, un’aula didattica che si affaccia anch’essa sulla piazza e dei laboratori, spazi ipotizzati per le dieci contrade della Festa dell’Aquilone di Urbino. Accanto al forno Hoffmann, il blocco della biblioteca delinea il prospetto principale di entrata del nuovo complesso. Il volume è composto da una piccola hall e da una sala conferenze, oltre che dall'archivio e dalla sala consultazione della biblioteca del Centro Culturale Paolo Volponi.



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