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Architecture in Transformation, an intermodal station for Nanjing

ATA2021

All’alba del secondo decennio del XXI secolo ormai è chiaro come l’uomo abbia portato il pianeta oltre i suoi limiti naturali, è in atto una trasformazione nel comportamento della terra che non ci può lasciare indifferenti.
La Cina, forte di un rapido sviluppo economico che l’ha vista protagonista nel panorama internazionale degli ultimi decenni, ha visto crescere esponenzialmente le proprie città, come un fenomeno di patogenesi, hanno invaso intere aree rurali, evento avvenuto con una velocità impressionante, forse troppa, creando luoghi “fuori dal tempo” in cui gli abitanti non hanno potuto digerire la trasformazione del proprio habitat in un così breve lasso di tempo.


Osservando la città di Nanjing si può notare come i vari strati del sistema urbano sviluppatosi negli ultimi decenni si moltiplicano, si intersecano, si confondono. Il tessuto del tempo si frattura creando una dicotomia tra la Cina che è stata e la nuova immagine che la Cina si sta costruendo, quella di prima potenza economica mondiale. Queste fratture, “i non luoghi”, si moltiplicano di pari passo con l’espandersi della città. Sono da identificarsi come opportunità, perché esse stesse creano una città nella città, con una buona progettazione sarebbe possibile metterle in comunicazione tra loro sviluppando una “green infrastructure” che potrebbe assorbire le criticità ambientali della città. La tesi si pone come obbiettivo la progettazione di una di queste aree, La scelta di progettare questa determinata area è dovuta alla sua importanza strategica, la volontà è quella di ricucire il tessuto del tempo attraverso flussi pedonali e di trasporto, riconnettendo il paesaggio circostante, prendendo spunto dal vicino Gate of China, un icona per la città che l’ha difesa dagli assedi nemici per secoli. Il concetto di porta viene però ribaltato, non una porta per chiudere ma per aprire non esclusiva ma inclusiva, per connettere la vecchia città a quella che verrà, la vecchia Cina alla nuova Cina. Un intervento che incanala l’energia di rivincita del popolo cinese verso un futuro più sostenibile, democratico e comunitario.


La zona si presenta come un crocevia per i mezzi di trasporto, sia pubblici che privati, i flussi viari, distruggono lo spirito comunitario ed erodono lo spazio pubblico, frammentandolo in spazi inaccessibili e fuori scala per le persone. Il progetto intende quindi migliorare l’interconnessione tra i differenti modi di trasporto attraverso il progetto di una nuova stazione intermodale, valorizzare il ruolo di condensatore sociale dell’imponente asse stradale che segna il margine Nord dell’intervento progettuale e riqualificare tutta l’area che un tempo era occupata dalla vecchia ferrovia, compreso lo spazio sottostante la metropolitana che divide in due porzioni il lotto. Dalla forma dinamica l’edificio sembra uscire dal terreno, lo sfiora, poi se ne distacca aggredendo l’arteria viaria. L’intento è quello di catturare lo spazio fuori scala, quello degradato, malsano, per farlo proprio, purificarlo e restituirlo all’essere umano ad una scala adeguata. L’edificio prende spunto dall’antica architettura cinese, reinterpretando i concetti di verticalità ed orizzontalità, salita e discesa. Flussi e percorsi si sovrappongono e si collegano per creare uno spazio dinamico e interattivo. La circolazione è stata portata in scena e il passeggero diventa l’attore principale. Forma aerodinamica rispetta il microclima del luogo, mutano i colori e le variazioni possibili date dal cielo e dalle mutazioni stagionali alla ricerca di una totale integrazione con il paesaggio.



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Mirco Donati

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